Molti mi chiedono di spiegare come riconoscere un profumo botanico naturale da un profumo di sintesi.
È facilissimo, basta guardare l’elenco degli ingredienti che lo compongono, in poche parole meno sono meglio è perché minore è la possibilità di trovare un prodotto artefatto.
L’etichetta di un profumo naturale inoltre, non ha nomi incomprensibili, ad eccezione dei nomi latini degli oli essenziali contenuti (che a volte non serve elencare).
L’etichetta di un profumo naturale è semplice e può contenere: oli essenziali e olio vettore, se si tratta di un profumo in base d’olio; oli essenziali, olio vettore e cera d’api o vegetale, burro vegetale se trattasi di profumo solido e infine oli essenziali, idrolati e alcol vegetale se parliamo di un profumo in base d’alcol.
Niente altro.
I profumi in base d’alcol, che io non uso perché l’alcol mi nausea, possono comunque essere considerati naturali, salvo verificare origini e qualità dell’alcol che li compone.
Io prediligo i profumi in base d’olio, non solo perché mantengono intatto l’aroma originale dell’olio essenziale, ma anche perché, a mio avviso, l’olio vettore che sia di mandorla, di vinaccioli o di jojoba, rende naturalmente più disponibili le proprietà ed i principi attivi degli oli essenziali.
Possiamo immaginare gli oli essenziali come composti da piccole sfere chiuse che rilasciano il loro contenuto solo quando un solvente riesce a creare dei varchi sulla loro superficie esterna.
L’olio vettore quindi è come una chiave che apre la porta e sprigiona il prezioso contenuto delle essenze.
L’alcol è anch’esso un solvente, ma io lo percepisco come una forzatura su un materiale che è si potente ma anche delicato, da trattare con rispetto per riuscire a godere della totalità delle sue caratteristiche.
In qualche modo l’alcol trasforma la qualità olfattiva dell’essenza connotandola con un retrogusto a mio avviso prevaricante.
Altra caratteristica fondamentale da considerare per valutare la naturalità del profumo è il metodo di estrazione degli oli essenziali utilizzati.
I metodi sono vari, ma quello più naturale è la distillazione in corrente di vapore che non aggiunge niente al contenuto delle piante e soprattutto può essere modulata secondo i tempi di rilascio della pianta, senza forzare per ottenere più distillato.
Alcuni materiali da distillare, per esempio i petali di alcuni fiori, invece sono così delicati che non possono essere distillati con il vapore perché il calore distrugge le proprietà olfattive dell’olio e quindi gli oli essenziali vengono ottenuti con sistemi a bassa temperatura grazie all’uso di solventi chimici.
Questo procedimento utilizza solventi più o meno innocui per l’uomo, che rendono l’olio essenziale ottenuto non completamente adatto all’uso aromaterapico.
Altro metodo estrattivo considerato naturale è la pressatura delle bucce, metodo di estrazione delle essenze degli agrumi. Queste essenze risultano molto gradevoli, molto efficaci, ma anche molto delicate, infatti non avendo sopportato le alte temperature del vapore, non amano il caldo e vanno tenute al fresco ed utilizzate entro un anno dall’apertura della boccetta.
Un capitolo a sé sono gli idrolati, le cosiddette acque aromatiche, come l’acqua di rosa o di lavanda.
Gli idrolati vengono prodotti con la distillazione in corrente di vapore, in pratica è l’acqua che rimane dopo la distillazione, un’acqua che rimane aromatizzata da una piccola quantità di oli essenziali, una quantità tale da rendere l’idrolato adatto a qualsiasi uso, anche all’ingestione.
Ovviamente bisogna essere certi della qualità e della purezza dell’idrolato, altrimenti tutti i discorsi fatti non valgono.
L’etichetta di un idrolato contiene un unico ingrediente: idrolato di…
Se nell’etichetta ci sono additivi, conservanti o altro non si sta parlando di idrolato, ma di acque che sono diventate aromatiche perché additivate.
In ogni caso il mio consiglio è di seguire il vostro naso.
Ognuno di noi dentro di sé percepisce sempre la qualità di quello che abbiamo davanti.
Sono le nostre sovrastrutture che ci impediscono di capire ciò che in realtà sappiamo già.